JULIAN MCMAHON PLANET

LATE APOLOGIES, An American Profiler Fic

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Elena Grant
view post Posted on 7/2/2006, 23:34




Ciao!
Tempo fa avevo letto questa fic su un sito americano e mi era piaciuta talmente tanto che avevo finito per chiedere alla sua autrice, Sue Hale, il permesso di tradurlo e poterlo postare.

La versione originale dovrebbe ancora essere su:

FANFICTION.NET

Ora desidero postarlo sul nostro bel forum, spero vi piaccia e non crocifiggetemi come traduttrice, non sono mai valsa granché, infatti preferisco scrivere in inglese

Ocio che è LUNGA, eh?

Baci
Elena Grant

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E' una scena mancante dall'episodio PRIMAL SCREAM, credo che in italiano fosse URLO PRIMORDIALE.

Vi ricordate l'episodio? Un tipo va in giro per Atlanta ad ammazzare la gente durante le sere di pioggia. Bailey è poco che è tornato al lavoro, dopo l'intervento subito in seguito alla ferita infertagli dalla pistolettata della figlia Frances.
C'è una splendida scena finale dove John è costretto ad inseguire sui ponteggi di un palazzo (e da solo ...) questo tipo, tale Steeble, in piena crisi di rabbia perché sta piovendo (ovviamente non è normale...). John inoltre è reduce da un cazzotto alle costole, rimediato in un bar poco prima da un altro bel tipetto che era stato il primo sospettato.
Una volta sui ponteggi, il nostro eroe affronta coraggiosamente l'energumeno che è il doppio di lui e viene "strizzato", ma nel vero senso della parola. Ne prende di santa ragione poi questo tipo allucinato prova a suicidarsi buttandosi giù. John prova ad afferrarlo ma non riesce a tirar su il tipo ed è costretto a lasciarlo al suo destino sull'asfalto.

La scena mancante della nostra ragazza americana parte da qui.



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Titolo: Late Apologies
Autrice: Sue Hale (che ringrazio per avermi consentito di tradurre e postare il suo racconto:D )
Basato su: Profiler
Spoilers: Primal Scream
Argomento: Epilogue for Primal Scream
Personaggi chiave: John, Bailey

Bailey distolse lo sguardo dal sangue che circondava il corpo di Steeble per rivolgerlo alla donna che gli stava cingendo il braccio. Sam fece una specie di sorriso prima di lasciargli il braccio per guardare in alto, in direzione dei ponteggi.

Bailey preferì dirigere il suo sguardo verso la figura marrone che ancora guardava giù verso di loro, piuttosto che al corpo giacente in terra nella pioggia, dove il sangue stava ormai confluendo lentamente nei solchi del calcestruzzo.

Sollevò la radio. “John, tutto ok lassù? Stai bene?”

Per alcuni interminabili secondi non giunse alcuna risposta e poi, con suo sollievo, vide la sagoma finalmente muoversi. La radio gracchiò, “Sto … bene … Lui … mi è sfuggito di mano … mi spiace, Bailey.” La voce di John suonava debole.

Grazie a Dio stava bene. Aveva seguito John con grande trepidazione mentre scalava letteralmente i ponteggi da solo e lui veniva trattenuto per il braccio insistentemente da Sam e dalla ferita dolorante che ancora gli mozzava il respiro quando si muoveva troppo in fretta.
Era un retaggio dei suoi fallimenti sia come padre che come poliziotto. Non aveva aiutato il fatto che avesse lasciato John senza copertura mentre si arrampicava dietro ad un uomo reso folle dalla pioggia serale di Atlanta.

“Non c’era nulla che tu potessi fare, John. Ricorda cosa aveva detto il dottore riguardo a questi pazienti. Aveva tendenze suicide. Scendi e togliti dalla pioggia prima che ti becchi qualcosa. Sei stato bravo, John.”
Almeno uno di loro stava facendo il proprio dovere qui. Bailey avrebbe dovuto seguire i consigli del suo dottore invece di tornare al lavoro troppo presto. Ed era andata bene che nessuno di loro ci avesse rimesso la vita.

Non c’era stata risposta al suo ordine, anche se lui si era quasi aspettato un sarcastico “Si, papà” alla questione di venir via dalla pioggia. Aggrottò le sopracciglia preoccupato mentre guardava la sagoma marrone dirigersi verso la scala. Quel silenzio lo rendeva ansioso. I poliziotti erano dannatamente bravi a nascondere le loro emozioni. Alla fine veniva naturale. Avrebbe dovuto immaginarlo essendo lui stesso un maestro in questo, per il gran disappunto della sua ex moglie. Ma lui e John erano più che colleghi e lui gli doveva molto dall’incidente con Frances. Non aveva la minima intenzione di lasciar correre.


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Incapace di vedere nitidamente, John lasciò che la radio gli scivolasse al fianco.
La voce di Bailey stava sparendo progressivamente alle sue orecchie,
“ … stato bravo, John.”
Si portò una mano tremante al volto, cercando di togliere la pioggia che ne offuscava la visuale. Vedeva le luci sotto di lui come lampi rossi e blu e nel contempo non riusciva più a distinguere i contorni nettamente. La sua attenzione venne attirata da un altro lampo colorato. Sollevò la sua mano destra e la guardò inespressivamente mentre il sangue scorreva a rivoli su di essa.

Scrollò le spalle, lasciando cadere la sua mano e barcollò verso la parte finale del ponteggio. Inciampò ed istintivamente afferrò il corrimano mentre le gambe si facevano pesanti.

Si spostò dal corrimano e barcollò ancora verso la scala sul retro della piattaforma. Per qualche ragione, stava facendo fatica a respirare e si aggrappò nuovamente al corrimano per cercare di ritrovare equilibrio. Raggiunta la scala ripose la radio, si posizionò sulla scala e si aggrappò ad essa per un momento con entrambe le mani. Poi cominciò a discendere lentamente, un piolo alla volta finché improvvisamente i suoi piedi si ritrovarono su un’altra piattaforma.
Rimase fermo lì per qualche momento, esausto per lo sforzo e respirando affannosamente. Barcollando verso l’altra scala, cominciò lentamente una nuova discesa, fermandosi di frequente per cercare di recuperare un fiato ormai decisamente corto. Cominciò vagamente a realizzare che forse c’era qualcosa che non andava in questa faccenda del fiato, ma non riusciva esattamente a capire cosa fosse.

Una voce emerse dal suo fianco destro: John trasalì, rendendosi conto che nel frattempo si era fermato durante la discesa. La voce si fece sentire nuovamente, “John, rispondi! Okay, mando qualcuno ad aiutarti. Tu rimani dove sei.” Rimani dove sei. Certo, poteva farlo. La vista gli si annebbiò ed improvvisamente tutto divenne nero. John allentò la presa sul corrimano della scala e il suo corpo si sentì improvvisamente libero di cadere. Non si rese mai conto dell’impatto col terreno.

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Oh mio Dio! Bailey ebbe la netta sensazione che il cuore gli si spezzasse in due nel vedere John perdere la presa e cadere giù sulla piattaforma da un’altezza di almeno metà di quella scala. Urlò ai paramedici, già diretti verso la scala, di sbrigarsi e lui stesso corse verso la piattaforma. Maledizione, perché non si era accorto di quanto fosse stanca la voce di John attraverso la radio? Aveva pensato che rispecchiasse solo il suo senso di colpa per non essere stato capace di fermare il volo di Steeble verso la morte, ma ora gli era terribilmente chiaro perché John non gli avesse risposto.

Sentì Sam cingergli nuovamente il braccio. “Bailey, i paramedici sono già lassù. Lo porteranno qui, tu finirai per ostacolarli.”

La spinse via furiosamente. “Dannazione! Non sono uno storpio, Sam! Devo andare ad aiutarlo, togliti di mezzo!” Avvertì un senso di colpa nel notare l’espressione ferita dipinta sulla faccia di Sam mentre questa si faceva da parte, ma non aveva proprio il tempo di fermarsi per porgerle le sue scuse.

Il dolore al fianco aumentava ad ogni scalino che affrontava, ma Bailey si sforzò di ignorarlo. Raggiunse la piattaforma e corse dove i paramedici stavano prestando i primi soccorsi a John.
Gli avevano già messo un collare e Bailey trasalì alla vista del sangue e delle ferite sul lato sinistro della faccia di John. Quanto riusciva a vedere del torace di John attraverso le spalle del paramedico, appariva ai suoi occhi quasi come un disegno dai colori nero, blu e viola. Si raggelò nel notare una traccia di sangue uscire da un angolo della sua bocca.
Uno dei paramedici aveva messo a John una maschera d’ossigeno e gli aveva posizionato la sacca della flebo sopra il torace. L’altro paramedico guardò il collega. “Il respiro sta diminuendo nella parte destra. Sembra un polmone perforato. Dobbiamo portarlo in ospedale. Subito!”

Dannazione, John, perché non mi hai detto nulla? Scendere giù in queste condizioni e con questa pioggia … avrebbe potuto rimanere ucciso. E dannazione, lui dov’era in tutto questo? Fermo e tranquillo a guardarlo insieme a Sam...

I paramedici sistemarono John sulla lettiga e corsero verso la scala. Bailey si spostò dalla loro traiettoria e mentre gli passavano accanto, riuscì a catturare un’ultima immagine del volto pallido di John prima che cominciassero la discesa. Li seguì, con la ferita che ormai gli urlava tutto il suo dolore.

Sam gli afferrò il braccio quando lui le passò accanto. “Bailey, andiamo, lascia che guidi io. Tu non sei in condizioni per farlo.”

Bailey si fermò, affannando e guardando i paramedici mentre sistemavano John sull’ambulanza. Incrociò lo sguardo preoccupato di Sam e gli tornò in mente come le si era rivolto prima. Le tolse gentilmente i capelli dal volto. “Grazie, Sam.”

Lei gli sorrise tra le lacrime, lo prese sotto braccio e lo diresse verso la macchina. John, ti prego, tieni duro.


*** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** ***

Bailey si mosse nuovamente su quella dura sedia di plastica. Sospettò che gli ospedali si facessero progettare le cose specificatamente per tenere le persone sveglie mentre erano nella sala d’attesa. Come se ognuno di loro avesse bisogno di aiuto per rimanere sveglio …

Stirando i muscoli nuovamente, trasalì per il dolore proveniente dalla cicatrice relativamente nuova sul torace. Sam aveva convinto un dottore a dargli una veloce occhiata dopo che erano giunti all’ospedale. Questi aveva visto il suo volto pallido e lo aveva trascinato nella sala visite infischiandosene delle sue decise proteste. Aveva rimediato dei severi moniti sul dover evitare gli sforzi estremi e una nuova confezione di antidolorifici, uno dei quali Bailey aveva velocemente tirato giù mentre Sam non lo guardava. Come se avesse avuto bisogno di altre prediche sulla sua salute. Il dolore al fianco ora era tollerabile, ma poteva ancora avvertirlo quando si muoveva in maniera subitanea.

George e Grace erano giunti quando lui era ancora dentro con il dottore e ora sedevano in altre due sedie di plastica altrettanto scomode di fronte a lui. Grace lo stava guardando mentre si agitava nuovamente sulla sedia, consapevole del dolore che egli stava provando. “Lo sai Bailey, puoi prenderne ancora un paio di quegli antidolorifici, se ne hai bisogno.”

“Sto bene, Gracie, sono solo un po’ indolenzito.” le rispose.

Grace increspò le labbra. “Come no, Bailey. Sam ci ha raccontato di come ti sei messo a scalare tre rampe di scale nella pioggia. Sei fortunato di non essere finito direttamente in un letto vicino a John. Metterti a fare una cosa del genere così presto e dopo un intervento chirurgico!”

“Se gli fossi corso dietro, forse non sarebbe finito qui!” Bailey sbottò alzandosi e dirigendosi a passo svelto verso la finestra. Afferrò il davanzale con tanta forza che le nocche sulla sua mano sbiancarono.
“Dannazione!” si scostò e ricominciò a camminare su e giù per la stanza.
Sam si alzò e lo affiancò quando lui la raggiunse. “Bailey, non è stata colpa tua. Steeble era impazzito. Non avresti potuto prevedere che avrebbe raggiunto John prima che lui potesse tirar fuori la pistola.”

Bailey continuò a camminare. “Ecco perché ci copriamo l’un con l’altro durante un’azione, Sam! Per poter gestire l’imprevedibile. Tutti mi avevano detto che non ero ancora pronto per tornare in campo, ma io sono stato a sentirli? No! Non lascerei che nessuno dei miei sottoposti torni al lavoro senza l’ok del medico, ma per qualche ragione io pensavo di essere al di sopra di tutto questo. Potevo gestirmela da solo. L’ho gestita talmente bene che ho spedito uno dei miei uomini all’ospedale con un polmone perforato…”

Sam scosse vigorosamente il capo. “Ok Bailey, hai fatto un errore. Ma John starà bene e lo sai che non ti giudicherà mai per questo.”

Bailey si fermò stropicciandosi gli occhi, poi guardò l’orologio sulla parete.
“Dannazione, siamo qui da cinque ore. Quando sapremo qualcosa?”

Neanche a farlo apposta, la porta si aprì e apparve un chirurgo con il camice sporco di sangue. “Siete qui per John Grant?”

I quattro si diressero contemporaneamente verso il medico. “Si, dottore. Come sta?” chiese Bailey mentre il suo polso accelerava.

Il dottore si stirò lievemente e poi sorrise. “Guarirà. Ha tre costole rotte ed una incrinata. Una di queste ha perforato un polmone. Sembra che il vostro uomo sia stato letteralmente “strizzato” e così duramente che le costole si sono come piegate all’interno della cassa toracica. Non ho mai visto fare nulla di simile eccetto nel caso di persone sotto effetto di forti droghe o allucinogeni.

Bailey trasalì, “Si, il sospettato che stavamo per arrestare era un folle ed era decisamente forte."

Il chirurgo sembrò sorpreso. “Davvero? Beh, comunque siamo riusciti a riparare i danni al polmone. Domani dovremmo poter sospendere la ventilazione artificiale. Ha anche una costola incrinata sul lato sinistro, che però sembra essere il risultato di un pugno al torace. Dal livido, sembra appartenere ad un “incidente” precedente. In ogni caso, il paziente dovrà rimanere qui anche la prossima settimana e dovrà restare a casa a riposo per almeno qualche altra settimana dopo che l’avremo dimesso.”

Bailey allungò la mano e strinse quella del chirurgo. “Grazie, dottore. Le siamo grati, davvero. Pensa che potremmo vederlo?”

Il chirurgo sorrise. “Certo, ma solo una persona alla volta per stasera. Potrà ricevere più visite domani. Non si renderà conto che voi siete qui ora, dato che è ancora sotto l’effetto dell’anestesia. Avvertirò il reparto di terapia intensiva di darvi il benestare per vederlo.”

“Grazie ancora, dottore.”

Mentre Bailey si avviava verso il gabbiotto degli infermieri, George lo fermò posandogli una mano sul braccio. “Cosa pensi che intendesse dire il dottore quando parlava di un “incidente” precedente?”

Bailey aggrottò le sopracciglia. “Davvero Georgie, non lo so. Non abbiamo mai avuto degli incontri precedenti con Steeble, a meno che … Maledizione! Demantis, quel bastardo! Deve essere stato quando ha colpito John nel bar. Perché mai John non mi ha detto nulla?”

George sorrise. “Penso che tu debba chiederlo direttamente a lui non appena lo vedi.”

Bailey gli batté amichevolmente la mano sulla spalla. “Hai ragione, George. A proposito, chi vuole andare per primo?”

Sam rispose, “Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che dovresti andare tu, Bailey. Noi possiamo aspettare.”

Bailey sorrise a tutti loro. Era proprio un miracolo che avesse non solo una grande squadra, ma anche degli ottimi amici. “Grazie. Gli dirò che lo state pensando.”

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Il volto di John ora appariva pulito e lo spaventoso rivolo di sangue dalla sua bocca era solo un ricordo, ma le ferite apparivano ancora livide, persino nella debole luce della terapia intensiva. I rumori del respiratore e del monitor per l’ECG echeggiavano forti nella quiete della stanza. Bailey sostò al lato del letto mentre l’infermiera finiva di annotare dati nella cartella di John e discretamente si allontanava lasciandoli soli.

Rimase lì ancora un momento, poi gli prese la mano. “Hey, John. Sei in ospedale ora, ma presto starai bene. George, Gracie e Sam sono fuori che aspettano di vederti, quindi guarisci presto. Sembra che siamo tutti qui riuniti, solo che tu sei in questo letto. Sai, posso anche averti ringraziato per avermi salvato la vita, ma non mi sono mai scusato per quanto ti ho detto prima che mi sparassero. Non è una scusa, è vero, ma ero così arrabbiato per la questione di Frances che ho violentemente sfogato. Tu sei solo finito, diciamo, nel mezzo della sparatoria. Sam mi aveva pregato di parlarti e di scusarmi, ma non sono riuscito a farlo. Orgoglio, suppongo. Poi è successo che Frances mi ha sparato, tu ti sei riunito alla squadra, ero così felice per questa seconda possibilità.
Ma avrei dovuto dirti che non ho mai messo in dubbio la tua lealtà al team. A me. E mi dispiace tanto che tu abbia potuto pensare che io l’abbia fatto.”

Bailey strinse la mano di John e con sua sorpresa, avvertì una lieve pressione provenire da essa. Diresse lo sguardo sul volto di John, ma non notò alcun cambiamento di espressione. Il monitor per l’ECG continuava a segnalare i suoi battiti cardiaci alla stessa velocità di prima.

“Ti devo anche delle scuse per averti lasciato senza copertura oggi. Non avrei dovuto già essere sul campo o per lo meno avrei dovuto procurarti qualcuno come copertura oggi. Steeble è morto e tu per poco lo seguivi. Ma non credere neppure per un minuto che io lasci passare il fatto che non mi hai detto quanto stavi male! Penso che Sam sia già pronta ad appenderci come panni al sole per aver giocato entrambi a fare superman. Comunque, ne parleremo presto, John. Ora riposa e guarisci presto.”

Gli strinse nuovamente la mano poi tirò come un sospiro di sollievo. Grazie a Dio sembrava proprio che questa storia dovesse finire bene. E lui se ne sarebbe di certo assicurato.

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Epilogo

(Il giorno dopo)

John era tranquillamente seduto nel letto, un dolce sorriso gli illuminava il volto mentre ascoltava Sam raccontargli dell’ultima rappresentazione scolastica alla quale Chloe aveva preso parte. Gli occhi gli si chiusero mentre ascoltava la voce rassicurante di Sam che, felice, gli parlava di sua figlia. Aveva scherzato l’ultima volta che lei era andata a trovarlo in ospedale, defininendola un angelo, ma dopotutto era una mezza verità. Ora era quasi radiosa mentre parlava di Chloe.

Improvvisamente la voce di Sam si affievolì e John avvertì una mano che dolcemente gli toglieva i capelli dal volto. Aprì gli occhi e la vide china su di lui.

Lei sorrise. “Ops, scusa. Penso di averti fatto addormentare parlandoti continuamente della recita di Chloe.”

John ghignò. “Naa, penso che siano state le medicine che mi stanno dando, non la compagnia. Comunque, George prima mi stava raccontando di un programma sul quale sta lavorando, quindi è facile che sia stato un effetto residuo di questo.”

Sam scherzosamente gli diede un buffetto sulla spalla e lui rise. “John, non è gentile quello che hai detto.”

“Okay, okay. Sarò carino con George e i suoi programmi. Sembrerò persino interessato quando al prossimo meeting ci racconterà TUTTO!”

Lei lo guardò dubbiosa e John rise nuovamente. Poi sussultò per il dolore. “Credo sia meglio non fare più battute per oggi.”

La porta si aprì e Bailey entrò sorridendo. Ad onor del vero, appariva decisamente stanco e guardando i suoi vestiti sembrava che ci avesse dormito dentro. Certamente, sapendo quanto Bailey ci tenesse per ogni singolo componente del suo team, era davvero probabile che le cose fossero proprio andate così.

Sam gli sorrise. “Ho appena finito di annoiare John, ora è il tuo turno, Bailey.”

Bailey fece una smorfia. “Hey, grazie per il complimento, Sam.”

Lei si alzò e lo abbracciò, sussurrandogli qualcosa nell’orecchio. Salutò John e poi andò via.

Appena Sam fu uscita dalla stanza, il sorriso sparì dalle labbra di Bailey e il suo sguardo si abbassò verso il pavimento. Prese la sedia lasciata vacante da Sam e vi si sedette, gli occhi ancora fissi sul pavimento. “John, voglio scusarmi con te per …”

John sospirò. “Bailey, smettila, ok? Lo so, ti dispiace che io non abbia avuto copertura ieri e ti dispiace per il nostro litigio prima che io stupidamente decidessi di lasciare il team. Ho ragione?”

Bailey improvvisamente rialzò lo sguardo. “Come … come accidenti sapevi cosa stavo per dirti?”

John sorrise debolmente. “Beh … diciamo che non ero proprio del tutto … senza conoscenza la notte scorsa, come invece puoi aver pensato.”

“Io … beh, volevo che tu sapessi che pensavo davvero ogni singola parola che ti ho detto. Non sono mai stato più felice del giorno in cui hai deciso di tornare a lavorare con noi e non riuscirò mai a ringraziarti a sufficienza per avermi salvato la vita."

John tentò di fermarlo con un debole gesto della mano, ma Bailey scosse la testa e risolutamente continuò. “John, voglio dirti questo. Talvolta ti ho trattato duramente a causa dei tuoi comportamenti impetuosi, diciamo non conformi alle “regole”. Ma stavolta sono stato davvero stupido. Ho ignorato gli ordini del dottore e potevo farti ammazzare. Spero che tu, dal profondo del tuo cuore, possa perdonarmi.”

John schiarì la voce e distolse lo sguardo per alcuni secondi verso la coperta. Deglutì duramente e posò lo sguardo nuovamente su Bailey.
“Bailey, non c’è nulla di cui io ti debba perdonare. Non sei superman. Sei solo un poliziotto e uno in gamba. E se vogliamo proprio continuarla, forse ho ficcato il naso in faccende in cui non avrei dovuto e ho detto cose che vorrei poter avere la possibilità di cancellare. Quindi, diciamo che siamo entrambi spiacenti, che siamo entrambi perdonati e che ricominciamo da qui.”

Le mani di Bailey tremarono mentre si stropicciava gli occhi e annuiva, nuovamente a testa bassa. Sorrise e guardò John. “Grazie.”

“Ma ti pare, Bailey. Ora smettila di fare lo sciocco e dimmi che tipo di vino mi comprerai per ricompensarmi di tutto ciò,” gli disse sorridendo esageratamente.

Bailey rise, alzando le mani completamente indifeso. In fondo era finita bene. Lui … lui se n’era davvero assicurato.

THE END

Edited by Elena Grant - 7/2/2006, 23:37
 
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John Grant
view post Posted on 24/6/2007, 21:41




Ma come traduce bene mia moglie !!!


:bravo: :bravo: :bravo: :bravo: :bravo:
 
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